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Durante l'anno scolastico abbiamo parlato molto del bullismo, letto molte storie sul libro di antologia, svolto molti temi, lettere e pagine di diario. Abbiamo discusso molto spesso perchè purtroppo fra noi ci sono stati dei casi di bullismo. Nel mese di maggio abbiamo parlato anche del cyberbullismo e la dirigente del nostro istituto ha invitato un ispettore della polizia postale ci ha spiegato la differenza fra bullismo e cyberbullismo e le conseguenze che ci sono per il bullo se viene denunciato. Il bullismo avviene durante le ore scolastiche, nel tragitto casa scuola e la vittima arrivata a casa è protetta dall'ambiente famigliare fino al giorno dopo che si ritorna a scuola. Mentre il cyberbullismo è una forma di bullismo piu' grave, addirittura.

Chiunque può diventare un cyberbullo anche chi è percepito come sfigato perchè dietro al computer, smartphone o tablet non si viene visti; quindi ha la possibilità di agire 24 ore su 24. Inoltre la diffusione del materiale prodotto ( foto imbarazzanti della vittima, offese e insulti ), non ha limiti geografici, dal momento che internet è in tutto il mondo. Il cyberbullo approfitta della propria invisibilità per agire, senza sapere nè vedere le conseguenze delle sue azioni sulla vittima. Purtroppo ci sono stati molti casi di cyberbullismo e la vittima non ha sopportato le umiliazioni e l'imbarazzo tanto da suicidarsi. Il cyberbullismo è una battaglia che non può essere condotta in solitudine. Penso che i genitori dovrebbero controllare spesso i propri figli e spiegando loro i vantaggi ma anche gli effetti negativi dei social. Dovrebbero fare spesso degli incontri genitori-insegnanti e alunni per confrontarsi e discutere anche se c'è stato un piccolo atto di bullismo perchè da lì comincia e non se ne esce piu'.

CLARISSA MELE 3 B

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I RAGAZZI ED INTERNET

Quest’anno scolastico l’istituto comprensivo G. Calò ha partecipato al progetto del M.I.U.R. proposto dalla dirigente prof.ssa Marianna Galli alle classi della scuola secondaria dell’Istituto stesso. Questo progetto è già incominciato dall’anno scorso sempre grazie alla dirigente (a quel tempo appena arrivata nella scuola) ed ha interessato tanti ragazzi. Noi scolari, per questo progetto abbiamo incominciato a visionare alcuni video, sia a casa, sia a scuola. La professoressa di Italiano ci ha detto di leggere alcuni testi presenti nel nostro libro di antologia (italiano) che trattano di alcuni episodi di bullismo, sono testi estrapolati da romanzi molto famosi. Dopo queste varie attività la professoressa ci ha fatto ragionare su quanto siano terribili il bullismo e il cyberbullismo, ci ha fatto ragionare sul fatto che entrambi sono dei reati e che da pochissimo la Camera dei Deputati ha accettato di farli diventare dei reati, quindi i cyberbulli sono perseguibili penalmente. Alla fine del progetto la preside ha organizzato un incontro con un ispettore della Polizia postale che ci ha spiegato cos’è il cyberbullismo, quali sono le pene per un cyberbullo e di quanto è pericoloso inserire dei dati personali sul nostro computer, il tutto sotto forma di video molto sintetici ed alla nostra portata. Infine le classi hanno realizzato un proprio lavoro su questo progetto. Alcuni alunni hanno disegnato sui cartelloni, altri hanno intervistato degli alunni per sapere cosa pensavano sul cyberbullismo, altre classi invece hanno registrato degli sketc sul cyberbullismo. Noi ragazzi siamo stati molto contenti di partecipare a questo progetto perché è un argomento che a noi è molto vicino perché questi atteggiamenti si verificano soprattutto tra adolescenti e anche perché soprattutto noi siamo in contatto soprattutto grazie ai social e perché siamo quelli li usiamo di più, i social possono essere sia positivi, sia negativi. Positivi perché consentono ad una persona di contattare un’altra persona anche se si trovi in diversi luoghi della Terra, negativa perché sui social si possono correre molti pericoli, come cyberbullismo o pedofilia. Questo progetto è stato molto interessante, sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vista umano (infatti noi alunni ci siamo divertiti molto a realizzare questo progetto insieme nei lavori di gruppo).

Sono sicuro che il progetto piacerà molto anche l’anno prossimo.

Alberto Di Tinco 3aB

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Il cyberbullismo è una nuova piaga della nostra società che si sta affermando negli ultimi anni. Questo fenomeno consiste nel rubare dati personali di altre persone, utilizzandoli per deridere le vittime inducendole alla depressione o, in maniera più grave, ad atti di autolesionismo fino ad arrivare al suicidio.

Il cyberbullismo, lo possiamo definire, una trasformazione in senso tecnologico del bullismo. Infatti, decenni fa, il bullismo consisteva nel prendere la merenda ad un ragazzino più piccolo da parte di ragazzi più grandi, oppure fare scherzi di cattivo gusto che finivano con il prendere in giro la vittima davanti a tutta la classe o a tutta la scuola.

Quel che di positivo c’era in passato nel bullismo era che, dopo la giornata trascorsa a scuola, si ritornava a casa sotto la protezione dei genitori. Però, dopo l’invenzione di internet, il bullismo è entrato nelle case, attraverso la rete, tartassando, denigrando e mettendo alla berlina chiunque ogni giorno capiti a tiro. A scuola, durante l’anno scolastico, si è svolto un corso proprio su questo argomento, che ci è stato spiegato da un ispettore della Polizia Postale, il quale ci ha istruiti su come evitare atti di bullismo informatico. A questo scopo, l’esperto ci ha mostrato molti video in materia per farci toccare con mano quanto sia pericoloso il bullismo e per farci notare gli errori commessi dalle vittime. Molte volte noi ragazzi cadiamo anche in varie trappole, come ad esempio, furti di PIN di carte di credito oppure la copia del nostro profilo social.

Infatti il cybercriminale una volta copiato il nostro indirizzo e-mail, può scrivere qualsiasi cosa fingendosi noi, così da farci trovare in situazioni spiacevoli che in realtà non sono stati voluti o decisi da noi. Proprio per questi reati, da qualche tempo, in Italia   i nostri politici hanno proposto una legge in parlamento per punire gli atti di cyberbullismo. Essa consisterà nel far scontare una pena al bullo nel carcere minorile se questi ha commesso crimini gravi, oppure obbligandolo a svolgere lavori socialmente utili per la propria città. Inoltre i genitori dovranno pagare una multa salatissima per le malefatte del proprio figlio.

Io da questo corso ho imparato molto sul mondo di Internet, scoprendo che nella rete si nascondono numerosi pericoli che noi adolescenti dobbiamo assolutamente evitare filtrando le varie informazioni che ci giungono da essa. Ma si rende necessario anche contrastarli con ogni mezzo in nostro possesso, affinché questo “cancro” del cyberbullismo venga debellato per sempre dalla nostra società per consentire a noi ragazzi di navigare liberamente nei nostri siti preferiti senza timore di annientare intere generazioni di giovani che hanno un radioso futuro davanti ma che viene spezzato da questo aberrante fenomeno.

NO AL CYBERBULLISMO

Davide Filippetti

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In questi anni si sta sviluppando sempre di più il fenomeno del cyberbullismo (ovvero “bullismo online”) che è un tipo di violenza continua, ripetuta e offensiva attuato mediante la rete. Si tratta di un’evoluzione del bullismo tradizionale. Nella mia scuola in questi anni si è parlato molto di questo argomento; noi ragazzi abbiamo assistito e partecipato a vari progetti riguardante il cyberbullismo. In seconda media con la professoressa abbiamo incominciato a parlare di questo argomento e in merito abbiamo visionato un bellissimo film: “pettegolezzi online”, in questo film la protagonista è una ragazza diciassettenne di nome Taylor che comincia a sentirsi inferiore rispetto a tutti gli altri compagni del liceo e approfitta del computer portatile regalatole dalla madre per iscriversi a un popolare social network. Ben presto, però, perde il controllo su quanto accade online e finisce vittima di alcuni episodi di bullismo virtuale che la fanno allontanare dalle amiche e dai familiari, fino a quando un tragico evento la spinge quasi il suicidio ma poi con l’aiuto dei compagni di classe, ma soprattutto della madre che intraprende una battaglia legale affinché a nessun altro tocchino le violenze virtuali che sono successe alla figlia. Quest’anno abbiamo ripreso a parlare di questo argomento e abbiamo assistito all’incontro con la polizia postale, che ci ha spiegato tantissime cose e ci ha fatto vedere dei filmati molto importanti. In seguito all’incontro abbiamo partecipato ad un progetto che ci chiedeva di fare delle interviste, però solo pochi della mia classe hanno partecipare a registrare l’intervista. A me tutti questi progetti sono piaciuti perché mi hanno fatto capire che il cyberbullismo è sbagliato e se ci sono delle prove si consegnano alla polizia postale che ti punisce e potresti finire in prigione. Io proporrei questi progetti per gli anni avvenire perché ti fanno capire dove si sbaglia e che da un piccolo insulto può non essere gradito alla persona che lo subisce.

MATTEO MALVANI  3^B

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In questo ultimo anno di scuola noi ragazzi delle classi terze abbiamo affrontato più volte un problema attuale: il cyber bullismo. Il cyberbullismo o ciberbullismo (ossia «bullismo online») è il termine che indica “un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante gli strumenti della rete”. Il progetto iniziato già l’anno scorso, è stato proseguito quest’anno, realizzando in classe filmati, interviste e cartelloni.  E’ stato svolto sia nelle aule che nei vari laboratori come quello di informatica. Per iniziare, le varie classi delle sezioni A, B e C si sono divise in gruppi realizzando ognuno il proprio elaborato. La classe della sezione A come quella della sezione C hanno elaborato il loro progetto (che consisteva nella realizzazione dei filmati), sia in classe che fuori dalla scuola. La classe della sezione B ha realizzato un’intervista multimediale intervistando i nostri compagni di classe che si sono immedesimati nella figura del bullo. Finita la realizzazione dei vari progetti li abbiamo mostrati dirigente scolastico, che congratulandosi con noi, ci ha invogliati ad andare avanti. In seguito, si è tenuto un incontro con la Polizia postale che ha spiegato a tutti noi l’importanza del web e ha mostrato alcuni filmati riguardanti l’argomento. Noi ragazzi avremmo voluto fare molte domande, ma il tempo era poco quindi, ci siamo ripromessi di discuterne in classe.  Questo progetto come molti altri ha lasciato in me un bagaglio di informazioni ed esperienze che mi saranno utili in avvenire, anche se spero di non imbattermi mai in episodi di cyberbullismo.

Jacopo Moro

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IL “bullismo” è uno degli argomenti di attualità più affrontati a scuola, sia alla secondaria di primo grado, che alle superiori perché riguarda e colpisce molti ragazzi considerati deboli o diversi, che subiscono le prepotenze di altri coetanei più spavaldi e prepotenti.

Se poi queste azioni vengono effettuate attraverso i social network, con un uso sbagliato di INTERNET, questo fenomeno viene chiamato ”cyber bullismo” e sono sempre di più gli studenti che ne sono vittime, subiscono insulti, prese in giro, azioni e messaggi infamanti, ricevono immagini e video imbarazzanti spesso modificati con appositi programmi, in sostanza atti di cattiveria pura da parte di ragazzi particolarmente aggressivi.

Spesso questi si uniscono in gruppi, facendosi forza tra loro e si accaniscono conto coloro che prendono di mira, anche per motivi banali.

Già il problema del bullismo è molto serio ma il cyber bullismo, che viene attuato con il computer, diventa molto pericoloso perché i bulletti che mortificano e mettono paura posso nascondere la loro identità, il loro volto, il loro nome dietro lo schermo di un PC.

Oggi la gran parte degli studenti ha un profilo Facebook o WhatsApp che da alcuni non vengono utilizzati in maniera sana, ma per puro perfido divertimento.

Si pensa che coloro che subiscono queste cattiverie siano deboli adolescenti vittime che non sanno difendersi, ma in realtà i veri deboli sono proprio i “bulli”, vittime della propria ignoranza, trascurati da famiglie assenti che non educano e non controllano come trascorrono il tempo i loro figli, che non si chiedono cosa essi cercano o fanno online.

Sono ragazzi che non hanno una guida, non hanno regole e spinti dal disagio e dalla propria solitudine si sfogano con chi non è in grado di reagire e difendersi.

Il cyber bullismo può essere combattuto, non solo parlandone nelle scuole, ma soprattutto affrontando il problema in famiglia perché si deve imparare ad usare in modo consapevole e sicuro INTERNET e i social network.

Bisognerebbe che i genitori dialoghino con i propri figli, dedichino loro molto tempo, magari sostituendo il Web con lo sport, la musica, passeggiate, gioghi di gruppo, gare, letture, documentari in tv e anche buon cinema.       

Giovanni RIZZI

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In questi tre anni di scuola media molte volte abbiamo affrontato il problema del cyberbullismo. Soprattutto in quest'ultimo, noi terze medie abbiamo assistito e svolto progetti sul bullismo in rete. L’evento che più mi ha colpito è stato l'incontro con la Polizia postale, lo scopo era quello di far conoscere a noi ragazzi e ad ai genitori a cosa andiamo incontro se si diventa cyberbulli. L' ispettore ci ha detto che chi subisce questi atti dovrebbe raccontare, denunciare, chiedere aiuto ai genitori, insegnanti e forze dell' ordine. Ci ha spiegato la differenza fra bullismo e cyberbullismo. Il bullismo è un atto di aggressione nei confronti di qualcuno, prendendolo in giro, minacciandolo e rompendogli  oggetti personali. Mentre il cyberbullismo è deridere una persona in rete, pubblicare foto senza il suo permesso, mandare messaggi violenti e volgari. L'ispettore ci ha fatto capire, proiettando dei video che le vittime ad un certo punto non riescono a sopportare le umiliazioni in rete tanto da arrivare al suicidio. Questo incontro è molto istruttivo e interessante quello che l'ispettore ci ha spiegato. Penso che i genitori debbano controllare i propri figli. Credo che questi progetti siano efficaci dal punto di vista educativo ma non fanno in modo che questi avvenimenti non avvengano più perchè noi adolescenti abbiamo preso l'abitudine di giudicare gli altri senza prima conoscerli davvero.

TERESA PRENCIPE

 

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