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Ormai sono quasi tre settimane di #IoRestoACasa e il tempo scorre lento e uguale.
La giornata è suddivisa in quattro parti:
Mattina: colazione e poi videolezioni; pronti, lavati, puliti e vestiti per incontrarsi in classrooms.
Pomeriggio: merenda, didattica di consolidamento e giochi; sì giochi se possibile anche un po' all'aperto, chi nel suo giardino e chi in terrazza, la nostra ora d'aria.
Sera: si cena e poi ci abbracciamo durante la visione di un film in famiglia; i piccoli si addormentano tra le braccia di chi li protegge.


Notte: si dorme o almeno questi è quello che ci si propone; ma proprio in quel momento che per me è sempre stato idilliaco, non si riesce a chiudere occhio.
Pensiamo a domani. Notizie nuove, belle o brutte; i numeri dei guariti, dei contagiati, dei deceduti, dei non rispettosi delle regole, cosa possiamo fare e cosa no.
In questo scandire delle ore i nostri figli si sono rivelati alunni a distanza che, coscienti della pandemia, proseguono la loro formazione scolastica.
La scuola. Una scuola con una nuova identità in cui tutti si mettono in discussione, insegnanti e genitori, mentre i ragazzi ci insegnano ad accedere alle classi virtuali.
Entriamo l'uno nella casa dell'altro, quasi a scoprire il mondo di ognuno. Gli alunni sono il tramite di noi adulti, partono le videolezioni. I ragazzi della secondaria con austera attenzione si organizzano la giornata attraverso i link d'invito. Noi genitori siamo a casa preventivamente, alcuni fuori per necessità lavorativa; il nostro orologio è regolato dalla didattica o dalla remote work.
I piccoli della primaria aspettano ansiosi di vedere la maestra, come Wendy aspetta di vedere nel cerchio di funghi, il regno delle fate...
Ed ecco il collegamento: si salutano, scherzano e sono pronti per incominciare.
Tutto questo ci fa non pensare al covid-19; grazie alla scuola ci allontaniamo per qualche ora dalla realtà, i nostri figli ci fanno vivere il tutto normalmente .
Questa situazione fa paura e dinanzi a questo momento storico non ci sono differenze di nessun tipo, si cerca di creare solidarietà, volontariato e tanta voglia di vivere.
Ecco cosa mi stanno insegnando i miei figli; che nonostante tutto si continua a pensare, a leggere, a disegnare, ad imparare.
Continuo a restare a casa per proteggere i miei figli, per far rallentare l'epidemia, per tenere fuori casa una specie di paura che non si deve impossessare di noi.

Vi lascio con questo pensiero, lasciato a me da un nostro caro amico di famiglia, per soffermarci a pensare dando un futuro seguito alla nostra vita...  

"No, credo che sia necessario non aver paura della paura e che è bello pensare di stare a casa se fuori piove o nevica. Sa di focolare"


Buona vita a tutti

Nunzia Acito

Presidente del Consiglio d'Istituto

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