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Solo una gita – permettete che io chiami così la visita guidata! -  poteva davvero riuscire a svegliare nove classi di scuola media prima delle sette e trenta. Un’opportunità da non perdere, senz'altro: tour di Bari, dalla basilica di San Nicola a San Sabino, dal Castello al centro storico, fino alla mostra multimediale su Vincent Van Gogh, ospitata nel Teatro Margherita, riaperto al pubblico poco giorni prima, proprio per questa speciale occasione. Bari ha qualcosa di grande, ho pensato, o almeno questa è stata la prima impressione… ed in fondo è la prima impressione quella che conta.

All'imponenza di tutto, si è aggiunta la magnifica giornata, con un sole che aveva deciso di sorriderci e l'atmosfera rilassante creata dal vento e dal lieve odore del mare. Magari per qualcuno era insopportabile, ma credo che sia davvero piacevole.

San Nicola è una imponente struttura architettonica che si staglia contro il cielo; personalmente, l'ho scoperta molto più alta di quanto immaginassi. L'interno è ampio, silenzioso. Un silenzio, che contrasta con il chiasso esterno, direi ermetico. In quel contesto le navate sembravano completamente isolate da tutto il resto, quasi fosse un luogo inesistente, al di fuori del tempo. È questa la sensazione che secondo me si dovrebbe provare durante una visita guidata in posti straordinari, magnetici, come sono appunto le strutture sacre.

Dubito che qualcuno non si sia sentito così, come svegliato di colpo, la notte, nel bel mezzo di un sogno, senza alcuna cognizione. Si poteva soltanto ammirare e ascoltare, indipendentemente da quanto lo volessimo. Siamo stati rapiti dalla bellezza. Le parole della nostra guida, il sacrestano, risuonavano e svolazzavano tra i capitelli, correvano nel matroneo, si perdevano nel presbiterio e si lasciavano assimilare da sé, per quanto penso che tutti, almeno in parte, avessimo già sentito la storia di San Nicola. E lo stesso è stato per la cattedrale di San Sabino.

Il castello, poi, grande, anzi grandioso, si è presentato ancora più ampio, una volta varcato l’ingresso. La guida, più che preparata, ci ha spiegato ogni minimo dettaglio perché nulla passasse inosservato. Ogni particolare ha la sua storia: dagli archi ai capitelli alla torre mancante, fino alle zone sotterranee, aperte di recente, ed ai resti del canale di scolo. Nella corte una sorpresa… una mostra temporanea, che forse ci ha incuriositi più di tutto il resto con le sue mega installazioni dedicate essenzialmente a prodotti alimentari, per poi tornare fuori, in una tranquillità strana, per noi ragazzi di terza media in gita.

Le strade della città avevano anch'esse il loro fascino, forse per via del periodo (quattro giorni a Natale); l'atmosfera si faceva sentire, mischiandosi a tutto il resto. Ci siamo svagati tutti un po', dopo “pranzo”, passeggiando lungo il mare ed in piazza Del Ferrarese circondata da addobbi natalizi.  Anche i professori si sono concessi un momento di tregua.

Finalmente, nel primo pomeriggio, abbiamo raggiunto ciò che effettivamente giustificava la nostra presenza a Bari. Da oltre un mese si sentiva continuamente una domanda: “Tu vai a visitare la mostra su Van Gogh?”, “Ma quand’è che si andrà a vedere Van Gogh?” e così via.

La mostra ci ha colpiti molto fin dall'inizio; penso alla ricostruzione in 3D della camera di Van Gogh ad Arles, così come l'aveva dipinta il pittore, con le pareti azzurre, qualcosa di giallastro, con i tratti del quadro ricalcati fedelmente ai bordi delle sedie e del cuscino...

Ma ciò che questa esposizione multimediale ha di particolare, di diverso, è un'enorme sala, circondata di schermi, sui quali appaiono e scompaiono dipinti e foto, sui quali scorrono didascalie e dettagli di quadri, nonché citazioni del pittore stesso. Il tutto ovviamente accompagnato da musica legata in qualche modo alle atmosfere e alle sensazioni, che le immagini sono in grado di diffondere.

In quella tranquillità c’era una forte tensione; qualcosa di inquietante in quel silenzio prodotto dalla musica e dai colori, quasi onirico, per usare un linguaggio forbito. Qualcosa come un grande lavaggio del cervello, disorientante, un po' un’ipnosi, ho pensato uscendo, tanto mi pareva di essere in trance! Forse la verità era anche un’altra: probabilmente la mia sciarpa era troppo morbida e steso lì, per terra, su quel grande pouf,  stavo per addormentarmi…  Rilassati, ma ancora un po' vivaci, siamo ritornati a casa, con gli occhi ed il cuore colmi di bellezza. Certamente il mio grazie va alla preside, agli organizzatori ed ai professori, che ci hanno accompagnati.

 Andrea Maggi – III B

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