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Siamo arrivati! La Reggia di Caserta si staglia in tutta la sua immensità davanti ai nostri occhi. Appena entrati ci rendiamo conto della maestosità di questo palazzo barocco. La sua costruzione è iniziata nel 1752, è stata inaugurata nel 1774 e le ultime modifiche sono state apportate nel 1845.

Essa fu voluta dal Re Carlo di Borbone che, dopo un attacco di peste, cercava di risollevare il morale del suo popolo ponendo fine alla rivalità con i francesi. Così decise di costruire una reggia di maggiore imponenza e magnificenza rispetto a Versailles. L’architetto prescelto dal re fu Luigi Vanvitelli.

Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, anche i giardini. La Reggia di Caserta non fungeva unicamente da palazzo reale ma rientrava in un piano più ampio di trasferimento degli uffici amministrativi da Napoli, esposta ai bombardamenti navali, a Caserta più protetta poiché lontana dal mare. Per questo vennero erette due ali: la prima per i generali e la seconda per i ministri.

Percorriamo la lunga scalinata e, all’apice di essa, vi sono due statue leonine di marmo, di Pietro Solari, a grandezza naturale con la funzione di intimorire i consiglieri. Il soffitto presenta una doppia volta affrescata con rappresentazioni delle Quattro Stagioni e della Reggia di Apollo. La volta è anche centro di un curioso stratagemma volto a far udire la musica in tutto l’immenso palazzo. Sul frontone sono presenti tre statue: la maestà regia raffigurante Carlo di Borbone, la verità e il merito, sormontate da fasci d’armi. Appena saliti dall’imponente scalone d’onore ammiriamo l’atrio da cui si arriva nella cappella reale, completamente distrutta dai bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale e ricostruita con pezzi derivati da altre chiese. Nell’atrio e nello scalone d’onore sono stati girati anche vari film tra cui il primo Star Wars. Ora entriamo nel cuore della reggia: le sale reali.

La prima sala è quella degli Alabardieri, con dipinti di Domenico Mondo, e bassorilievi delle arti liberali. Successivamente segue quella delle guardie del corpo, arredata in stile Impero e impreziosita da dodici bassorilievi. La successiva sala, intitolata ad Alessandro il Grande e detta del "baciamano", è affrescata da Mariano Rossi, che vi rappresentò il matrimonio tra Alessandro e Rossane e Alessandro che si reca dalla Pizia di Delfi. Si trova al centro della facciata principale e funge da separazione tra l'Appartamento Vecchio e l'Appartamento Nuovo.

L'Appartamento Nuovo, posto sulla destra della sala di Alessandro il Grande, fu costruito tra il 1806 e il 1845. Vi si accede tramite la Sala di Marte, progettata da Antonio de Simone in stile neoclassico e affrescata da Antonio Galliano. Proseguendo oltre l'adiacente Sala di Astrea, con rilievi e stucchi dorati di Valerio Villareale e Domenico Masucci, si giunge quindi all'imponente Sala del Trono, che rappresenta l'ambiente più ricco e suggestivo degli appartamenti reali. Questo era il luogo dove il re riceveva ambasciatori e delegazioni ufficiali, in cui si amministrava la giustizia del sovrano e si tenevano i fastosi balli di corte. È una sala lunga 36 metri e larga 13,50, ricchissima di dorature e pitture, che fu terminata nel 1845 su progetto dell'architetto Gaetano Genovese. Intorno alle pareti corre una serie di medaglioni dorati con l'effigie di tutti i sovrani di Napoli, da Ruggero d'Altavilla a Ferdinando II di Borbone (tranne Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat), poi un'altra serie con gli stemmi di tutte le province del regno, mentre nella volta domina l'affresco di Gennaro Maldarelli (1844) che ricorda la cerimonia della posa della prima pietra. Le successive stanze rappresentano il cuore dell'Appartamento Nuovo e furono ultimate dopo il 1816. Tra queste si ricorda la camera di Gioacchino Murat, in stile Impero, con mobili in mogano e sedie con le iniziali dello stesso Murat.

Dopo c’è la sala di Astrea, che prende il nome dal bassorilievo del “trionfo di Astrea”. Secondo la leggenda, era la dea della giustizia. Sulle pareti, decorate a finto marmo, furono collocati i rilievi in stucco dorato con Minerva come Ragione fra la Stabilità e la Legislazione, e con Astrea tra Ercole e il Regno delle due Sicilie. Il dipinto della volta, raffigura appunto Astrea fra la Verità e l’Innocenza.              

Alla sala del trono segue quella di Astrea. Il pavimento con i disegni geometrici è reso splendido dal contrasto di colori tra il giallo delle decorazioni in stucco dorato e il rosso delle passatoie allineate sotto le pareti. Per il re è una sala da un grande valore simbolico, tanto che sotto le decorazioni si trovano i dodici stemmi con i nomi delle Province del Regno delle Due Sicilie e sui cornicioni ci sono quarantasei medaglioni raffiguranti i precedenti Re di Napoli. La volta a botte, invece, presenta delle finestre semicircolari e fu affrescata nel 1845 con l’opera “La cerimonia della prima pietra della Reggia di Caserta”, che riprende l’episodio dell’apertura dei lavori avvenuto quasi cent’anni prima. In fondo alla Sala si trova il Trono, rialzato dal suolo ed in legno intagliato. È un’opera di artigani napoletani di inizio ‘800 e ha i braccioli a forma di leoni alati.

L'Appartamento Vecchio, posto sulla sinistra, fu il primo a essere abitato da Ferdinando IV ed è composto da una serie di stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di San Leucio.

Segue lo studio di Ferdinando II, con dipinti a tempera di Jakob Philipp Hackert che rappresentano vedute di Capri, Persano, Ischia, la Vacchieria di San Leucio, Cava de' Tirreni e il giardino inglese della reggia stessa. Dallo studio si accede alla camera da letto di Ferdinando II, con un letto a baldacchino e dipinti raffiguranti “Cristo che scaccia un demonio da un ragazzo” e “Cristo che placa le tempeste”. Affianco alla sala c’è il bagno riservato alla regina, con vasca di marmo africano . Oltre la camera è la sala dei ricevimenti, che, mediante una serie di anticamere, è collegata direttamente alla Biblioteca Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un esempio di presepe napoletano.

La Biblioteca Palatina fu voluta dalla regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV di Borbone, e realizzata in poco più di tre anni alla fine del Settecento. Si sviluppa lungo il lato orientale del Palazzo e si compone di cinque ambienti, ovvero due anticamere a cui seguono le tre sale che accolgono la raccolta libraria.

La biblioteca è preceduta da due Sale di lettura. Nella seconda si possono ammirare Il ratto delle Sabine e Apollo e Marsia e le allegorie di Europa, Asia, Africa e America. L’ambiente è arredato con consolles in legno bianco e intagli dorati, su cui spiccano due lumi ad olio, in porcellana a disegni cinesi, con i globi di cristallo smerigliato.

Gli scaffali della prima e della terza sala  sono ancora quelli descritti nell'inventario del palazzo Reale del 1799; i mobili originari della seconda sala sono invece descritti in legno bianco e oro, mentre gli attuali sono completamente diversi.

La volta della Prima Sala della Biblioteca è affrescata con un Planisfero circondato dai segni zodiacali e dai venti. I grandi armadi-libreria in mogano sono coronati da copie di vasi antichi, definiti “all'etrusca”.

Ispirate ai modelli antichi sono anche le decorazioni floreali della volta della Seconda Sala. Agli scaffali in legno di noce si affiancano una scrivania in mogano ed una poltroncina che si trasformava in una scaletta, utile per consultare i volumi dei ripiani più alti delle librerie.

Inoltre, la Biblioteca è decorata da un cannocchiale in legno.

 Il Parco Reale, progettato da Luigi Vanvitelli, è ispirato ai giardini dei palazzi reali del tempo. Il Parco si estende in una superficie di 120 ettari, con una lunghezza di 3,3 chilometri. L’acqua è fornita dall’Acquedotto Carolino che alimenta le piscine, le fontane ed il palazzo stesso. Il Parco che vediamo noi oggi è solo una riduzione rispetto al progetto di Luigi Vanvitelli: alla sua morte (1773) l’acquedotto era stato completato, ma nessuna fontana era ancora stata realizzata. Dopo il 1773 i lavori si fermarono per tre anni.

 

Maria Grippa

 Pietro Di Canio

Carmelita Costantino

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